dhea e pregnenolone


Dhea e pregnenolone come ormoni maschili?

 Poiché il DHEA(che deriva dal pregnenolone) viene trasformato in testosterone e in estrogeni, le donne non potrebbero forse usare il DHEA anziché una combinazione dei due ormoni sessuali? In un articolo del 1996 intitolato «Androgens and the Postmenopausal Woman», il dott. Davis e si suoi collaboratori avanzano esattamente questa ipotesi: «Gli androgeni [il testosterone è una di queste sostanze] sono ormoni importanti nelle donne e svolgono molteplici azioni. Il calo di produzione di androgeni e pre-androgeni ovarici e surrenalici che ha inizio nel decennio precedente la menopausa, può avere un impatto notevole sulla salute delle donne.Solo recentemente è stata riconosciuta l’importanza che la carenza di androgeni assume per la salute dei soggetti di sesso femminile e, benché ancora controversa, la terapia sostitutiva a base di androgeni sta diventando uno strumento medico sempre più diffuso.La scelta della terapia sostitutiva a base di androgeni dovrebbe essere offerta alle donne in postmenopausa che nonostante la somministrazione di un’adeguata terapia sostitutiva a base di estrogeni e dopo aver escluso l’esistenza di altre possibili patologie, lamentano affaticamento e una perdita di benessere psicofisico persistenti o più comunemente un calo della libido. Il trattamento con DHEA costituisce un potenziale mezzo alternativo per ottenere una reintegrazione degli ormoni androgeni nelle donne anziane. Futuri studi di ricerca dovranno chiarire l’utilità e la sicurezza di questa terapia».

 Marta, una paziente di 43 anni, si è espressa così a questo proposito: «Il mio desiderio sessuale è andato gradualmente calando sin da quando avevo circa trent’anni e durante gli ultimi tempi ho notato che, quando esco con un uomo, se questi accenna a baciarmi, io mi ritraggo. Ho iniziato ad assumere 10 mg di DHEA a giorni alterni e dopo un mese ho notato che il mio desiderio di intimità fisica era ritornato. Ora ho ripreso ad apprezzare i baci lunghi e appassionati».

Dopo aver trattato direttamente numerose donne con il DHEA e averne seguite molte altre che assumevano questo ormone, abbiamo constatato che un numero significativo di loro ha ottenuto un incremento della libido. Ciò è sicuramente la conseguenza della trasformazione del DHEA in testosterone. Una paziente ha persino confidato: «Adesso che prendo il DHEA mio marito non ce la fa più a stare al passo!» Un’altra racconta: «Mi sembra di essere diventata come quei manovali che mentre lavorano per strada adocchiano le donne che passano loro davanti: non posso fare a meno di guardare tutti gli uomini che passano». Riteniamo  che con la somministrazione di DHEA molte donne potrebbero recuperare parte di quel desiderio sessuale che avevano perduto con il passare degli anni. In conclusione, qualora i medici ritenessero opportuno ripristinare i livelli normali di androgeni delle loro pazienti,dovrebbero prendere in seria considerazione l’idea di usare il DHEA o il pregnenolone come alternativa al testosterone.Una terapia di questo tipo è piu’indicata  per le donne che per gli uomini in quanto il sesso femminile converte piu’ brillantemente il dhea in testosterone.Qualora la produzione di testosterone sia inadeguata,pur avendo ripristinato i livelli ottimali di dhea’s plasmatico,si optera’per una terapia a base di microdosi di testosterone bioidentico per via transcutanea.

Associamo altresi’ spesso il Dhea e/o il testosterone all’ossitocina con il fine di ottimizzare il desiderio sessuale nonche’la qualita’e la quantita’ degli orgasmi.

 L’ossitocina:l’ormone della socialita’ e della sessualita’ migliore.

 L’ossitocina (OT) e’ un ormone prosociale che svolge una serie di funzioni implicate con la trasmissione dei geni e la conservazione della specie quali l’accoppiamento, la nascita,l’allattamento, l’accudimento della prole, il legame parentale ed il legame tra pari.E’ secreta dall’ipofisi posteriore in seguito a generici stimoli cutanei non dolorosi (carezze, massaggi,applicazione di calore sulla pelle) quali si producono per il contatto intimo con altri esseri viventi, ma anche in seguito a stimoli cutanei specifici collegati alle funzioni della riproduzione e dell’allevamento della prole quali il rapporto sessuale, il parto e la suzione della mammelle. Ma l’OT viene secreta anche in seguito a contatti meno “ravvicinati” di quello pelle a pelle, per esempio alla semplice visione della persona amata  o nel corso di  interazioni umane incentrate sulla fiducia reciproca, quindi per stimoli esclusivamente psicologici.L’OT, secreta all’atto dell’accoppiamento,nel corso del parto e dell’allattamento,agisce sulla mente dei partner della relazione sessuale e sulla coppia madre-neonato e madre-lattante, svolgendo i suoi effetti squisitamente psicotropi. La semplice vicinanza della persona alla quale si e’ “legati” (guardarla, toccarla) induce di per se’ l’attivazione di aree cerebrali ricche in OT, garantendo la continuita’del legame amoroso anche al di la’ del contatto fisico specificamente correlato alle funzioni procreative e nutritive.Durante il rapporto sessuale ,il picco di OT associata all’orgasmo determina l’eiaculazione attraverso la stimolazione di cellule muscolari lisce del tratto riproduttivo e nella donna la contrazione della parete vaginale e la stimolazione della secrezione vaginale.La terapia con OT(per via nasale,iniettabile o orale), oltre ad avere importanti effetti sulle funzioni sessuali,attenua altresi’ lo stato d’ansia e l’ insicurezza facilitando i contatti sociali ed affettivi.Modulando il sistema dello stress,aiuta a vincere le paure ed il senso di panico che caratterizzano la percezione negativa dello stress.Miglioramento del sonno edell’ acuita’visiva,riduzione della sintomatologia dolorosa nei pazienti con fibromialgia e patologie autoimmuni, sono gli altri benefici apportati dalla somministrazione dell’ormone(Carmichael 1987,Coiro1988,Anderson 1994,Goldstein 2004).

 Il cheto-dhea:il figlio del dhea con effetti brucia grasso ed immunostimolanti.

 Sono ormai ampiamente diffusi gli effetti benefici del dhea, meno note sono alcune delle azioni salutari procurate dalla somministrazione dell’ormone, da attribuirsi ad  ormoni naturalmente derivati dal metabolismo del dhea, come il cheto-dhea, l’androstenediolo e l’androstenetriolo.Il dhea viene trasformato a livello tissutale in ben 150 metaboliti ognuno dei quali svolge azioni ben precise. Uno dei metaboliti più importanti e biologicamente attivi, è il 7-cheto-dhea  individuato per la prima volta nelle urine umane nel 1958.I livelli plasmatici dell’ormone nel corso degli anni sono speculari a quelli del dhea, raggiungono il picco plasmatici intorno ai 20 anni per scemare progressivamente nel corso dell’esistenza;intorno ai 50 anni i livelli del cheto-deha si riducono del 50%(Marenich1979).La somministrazione di  cheto-dhea comporta una minima  trasformazione in estrogeni ed androgeni per cui può essere assunto da pazienti in cui e’ controindicato il dhea, quindi nel caso di donne  che presentano acne, presenza di peli in sedi anomale(irsutismo), caduta di capelli(alopecia androgenica) oppure in soggetti affetti da  tumori ormondipendenti(seno,ovaio,prostata), con ottima tollerabilita’ anche nei trattamenti protratti(Sulkova2001,Davidson2000).Il 7-cheto dhea puo’essere assunto  da solo o in associazione a piccole dosi di dhea, qualora si vogliano utilizzare i suoi effetti immunostimolanti e di “ringiovanimento” del sistema immunitario.

L’ormone svolge le seguenti funzioni immunologiche:

 a) riduce la conversione di cortisone in cortisolo che rappresenta la frazione bioattiva dell’ormone (Prough 2003), contrastando altresi’ gli effetti immunosoppressivi del cortisone specie sulla ghiandola del timo.

 b) svolge azione piu’ potente del dhea sull’induzione dell’interleuchina II e di tutto il sistema di citochine TH1 dipendenti (interferone gamma, interleuchina 12) con notevole attivazione dell’ immunita’ cellulo-mediata (Hampl 2000).

 c) controlla le citochine ad azione  proinfiammatoria  come l’IL6 ed il Tnf attraverso l’inibizione del fattore di trascrizione nfk-b (Rook1997,Lardy1995).

 d) favorisce la produzione anticorpale antinfettiva con potenziamento dell’azione delle vaccinazioni ed ottimizzazione dei loro effetti nell’anziano.

 e) ripristino dell’armonia e dell’ efficienza immunologica nell’anziano (immunosenescenza) e nei pazienti immunodepressi (ottimizzazione rapporto CD4-CD8).

 Gli studi più importanti, sono stati effettuati su un gruppo di macachi affetti da  SIV e su un gruppo di pazienti affetti da HIV. In entrambi i casi, è stato evidenziata oltre ad un miglioramento del quadro clinico e ponderale, un’ottimizzazione dei livelli dei leucociti ed in particolare dei linfociti con normalizzazione del rapporto CD4/CD8(Caprani 2004).

Un  lavoro presentato al convegno del FASEB del 2004 dal Dott. ZENK del centro di ricerche del Minnesota, ha messo in evidenza come la somministrazione dell’ormone ad un gruppo di anziani, ne abbia  ottimizzato tutte le funzioni immunologiche, ripristinandone un funzionamento di tipo giovanile con aumento dei neutrofili, dei CD4 , dei natural killers e riduzione dei CD8.

In questo studio è stato osservato un certo calo della pressione diastolica, associato ad un’ottima tollerabilita’ dell’ormone.

La ridotta produzione dell’ormone è corresponsabile altresi’ dell’aumento di peso e della difficoltà a perderlo che sono  caratteristiche dell’eta’, come osservato dal DOTT ZENK  che, con il Prof. LARDY, ha condotto gli studi più autorevoli sul cheto-dhea e sui suoi effetti bruciagrasso(Current Thrapeutic Research 2002,Nutrition 2005).Il cheto-dhea determina la perdita di grasso attivando il meccanismo della termogenesi, che si caratterizza per la produzione di calore dal cibo.Mantenere la termogenesi a buoni livelli, consente di ottimizzare il metabolismo basale che tende a deteriorarsi con l’eta’ e che si riduce ogniqualvolta ci sottoponiamo ad un regime dietetico.A queste azioni si associa solitamente un effetto normalizzante i livelli dei grassi nel sangue.Tutte queste azioni,sarebbero sostenute prevalentemente da un intervento diretto dell’ormone(in modo piu’ energico di quanto faccia il dhea) sui recettori PPARS alfa  o recettori nucleari attivati  dai proliferatori perossisomiali;questi sono dei recettori nucleari ovvero delle specie di serrature localizzate nei nuclei delle cellule  del fegato, dei muscoli, del sistema immunitario, del tessuto adiposo , ove svolgono svariate funzioni di fondamentale importanza nel regolare il metabolismo dei grassi a livello epatico,del tessuto adiposo e muscolare, nonche’la sensibilita’ delle cellule all’insulina e la  modulazione della sintesi di citochine infiammatorie da parte delle cellule del sistema immunitario(Wahli 1999).Da non trascurare altresi’ l’effetto del chetodhea nell’agevolare la  produzione del T3, frazione biologicamente attiva e bruciagrasso dell’ormone tiroideo(Lardy 1999).In uno studio effettuato in doppio cieco su 30 pazienti in soprappeso sottoposti a regime dietetico controllato (circa 1800 cal.\die) e a blanda attività fisica, la somministrazione di 200mg/die di cheto-dhea, ha determinato l’attivazione del metabolismo basale con incremento del 5-6%  dei livelli plasmatici di Ft3, nonché  la perdita di peso di circa 6,5 kg in 2 mesi (contro i2,1 kg del gruppo di controllo).La perdita era dovuta esclusivamente alla massa grassa con conservazione e lieve potenziamento della magra (al contrario del gruppo di controllo).Quest’ultimo  effetto, sarebbe da attribuirsi alla sua azione anabolica che scaturisce dall’ antagonismo nei confronti del cortisolo e dall’ induzione dell’IGF-1(Zenk 1999).Grazie a questa azione di preservare la massa magra ed alle sue azioni antiinfiammatorie,l’ormone in sinergia con il dhea,si rivela utile  altresi’nel combattere i processi di perdita di massa magra (sarcopenia) e di infiammazione cronica (inflammaging-Franceschi 2005) che caratterizzano l’aging ed in particolare l’immunosenescenza.Gli effetti brucia grasso dell’ormone vengono completati dalla sua capacita’ di ottimizzare il profilo dei grassi nel sangue (Sulkova2001).

 Melatonina: il grande sincronizzatore.

 La melatonina e’ un ormone prodotto  dalla ghiandola pineale, ma in misura ridotta, anche  dall’apparato digerente, dai linfociti, dalla pelle, dalla retina e dal midollo osseo. In tutti i vertebrati la produzione di melatonina da parte della pineale,segue un evidente ritmo  giornaliero detto circadiano, con maggiore secrezione notturna. Nei mammiferi lo stimolo per la produzione notturna  dell’ormone e’generato dall’attivita’ elettrica autonoma dei nuclei soprachiasmatici dell’ipotalamo, ovvero di un  fascio di nervi localizzato nel cervello , all’altezza delle due arcate orbitarie, ove ha sede l’orologio biologico.I nuclei soprachiasmatici regolano la sintesi di melatonina, attraverso un complesso percorso nervoso ed enzimatico che porta in condizioni di buio a convertire la serotonina derivata dall’aminoacido triptofano in melatonina.L’orologio biologico esprime un ritmo di circa 24 ore ovvero trasmette impulsi elettrici periodicamente con un’alternanza di circa dodici ore di attivita’ e dodici ore di inattività.Questo ritmo e’ definito giornaliero o circadiano.Quando è attivo viene liberata melatonina, quando è inattivo ne viene inibita. Questa andrà quindi ad informare l’intero organismo sull’entita’ del tempo, comportandondosi esattamente come le lancette di un orologio e fungendo da sincronizzatore interno dei ritmi biologici. Per questo motivo la ghiandola pineale ed il suo effettore primario  la melatonina, informando l’organismo sull’ora del giorno e sul momento  stagionale, svolgono un ruolo estremamente importante nella  regolazione dei ritmi stagionali e circadiani, influenzando altresi’ le funzioni riproduttive, il metabolismo,la regolazione della temperatura corporea e le funzioni del sistema immunitario. L’ormone in armonia con il cortisolo, regola l’alternanza giornaliera sonno-veglia. La melatonina e’ piu attiva di notte, agevola l’induzione del sonno e ne ottimizza l’architettura;il cortisolo la cui produzione viene indotta dalla luce, è l’ormone del risveglio che ci aiuta ad essere attivi durante la giornata. La ciclica alternanza dei due ormoni che si inibiscono a vicenda e che viene scandita dall’alternanza luce-buio, influenza altresì i ritmi circadiani di molte funzioni biologiche come la temperatura corporea,la pressione arteriosa,l’attivita’del sistema immunitario (alternanza Th-2-Th-1),i ritmi ormonali dell’ormone della crescita,della leptina,della ghrelina, dell’ormone tiroideo e di altri assi endocrini.Per questo motivo,la ghiandola pineale viene definita il direttore d’orchestra di tutti questi ritmi.Questa agisce come una sorta di computer omeostatico o di radar  che riceve informazioni da diverse fonti interne o esterne all’organismo (ciclo luce-buio, temperatura, livello di stress, campi elettromagnetici, aggressioni infettive), rappresentando il vero trait d’union tra l’organismo ed il cosmo. La ghiandola, una volta ricevuti questi segnali, li  filtra, li rielabora ed attraverso la produzione di melatonina e di altri ormoni, regola  le varie funzioni endocrine ed immunologiche, al fine di garantire  l’adattamento dell’organismo  a varie situazioni ambientali e quindi l’equilibrio omeostatico.La produzione di melatonina (30-100 microgrammi giornalieri) decresce progressivamente nel corso degli anni, in particolare dopo i 50 anni,si riducono i livelli  nonché l’ampiezza del ritmo di secrezione e quindi la morfologia dell’onda circadiana.Questo fenomeno è da attribuiursi ad una progressiva involuzione e calcificazione della ghiandola pineale.Il deterioramento della pineale (pinealopausa) nel corso degli anni, apre le porte all’invecchiamento attraverso una progressiva incapacita’ della ghiandola di realizzare i fenomeni adattativi nonché la sincronizzazione dei ritmi biologici. Sintomi da ridotta produzione dell’ormone sono rappresentati da:

 - disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi, sonno superficiale con micro-risvegli notturni,assenza di sogni,sonno poco restauratore,sindrome delle gambe senza riposo,sonno agitato,tensioni muscolari notturne).

 - disturbi dell’umore (agitazione, sbalzi d’umore,sindrome premestruale,fame ansiosa serale verso i carboidrati),calo della concentrazione e della memoria.

 -anomalie dei ritmi circadiani:difficile adattamento al cambio di fuso (sindrome da jet lag) ed ai turni lavorativi,tendenza ad addormentarsi ed a risvegliarsi ad orari posticipati.

 -indebolimento delle difese immunitarie(suscettibilita’ verso virosi e tumori).

 -aumento della pressione arteriosa,irregolarita’ del ritmo cardiaco,accumulo di grassi nel sangue,ipeglicemia,aumento della coagulazione del sangue.

 -fibromialgia.

 -invecchiamento precoce,macchie senili.

 L’effetto antieta’ della melatonina.

 Molti problemi legati all’invecchiamento nascono dalla desincronizzazione dei ritmi biologici. A tal proposito, in uno studio italiano pubblicato sulla rivista scientifica “Pineal Research” nel 2004   e replicato nel 2007, si e’ dimostrato che, mentre i centenari presentano un livello di produzione dell’ormone decisamente ridotto rispetto agli anziani non centenari, in essi si riscontra una certa conservazione della circadianità con una modalita’ di tipo giovanile.Questo dimostra che non e’ tanto la ridotta produzione dell’ormone ad influire sull’aspettativa di vita e la qualità dell’invecchiamento, bensì la conservazione piu’ o meno evidente della circadianità dei ritmi di secrezione ormonale.La perdita di questa circadianita,’andra’ infatti a ripercuotersi negativamente sull’armonia degli altri ritmi ormonali. Questi saranno dominati dall’anarchia che  caratterizza il così detto “collasso ipotalamico”. In particolare si sfasano i ritmi del  cortisolo,dell’ormone della crescita,della leptina ,della ghrelina e dell’ormone tiroideo, Bassi livelli in prima mattinata di dhea,cortisolo testosterone e di ormoni tiroidei, ridotti livelli notturni di melatonina e di ormone della crescita associati ad anomala produzione serale di cortisolo, adrenalina, ghrelina, insulina e leptina, favoriranno disturbi del sonno, violente ed immotivate crisi di fame,anomalie  del rapporto anabolismo/ catabolismo, del metabolismo dei grassi e dei carboidrati, nonché della risposta immunitaria e dei processi di memorizzazione. 
La melatonina e’altresi’ una delle sostanze chiave che regolano le profonde e complesse interazioni tra cervello, apparato endocrino e sistema immunitario.In condizioni fisiologiche, il neurormone regola le funzioni immunologiche favorendo la produzione di molte cellule del sistema  immunitario, mediante la sintesi di una proteina simile alle endorfine detta MIO o sostanza oppioide indotta dalla melatonina. Questa proteina, attraverso l’attivazione di alcuni fattori di crescita, stimola la sintesi  a livello del midollo osseo,  dei linfociti, dei macrofagi, dei neutrofili e delle piastrine,a partire da cellule progenitrici indifferenziate, garantendo  cosi’ un ottimale tono circadiano immunologico.In particolare, sarebbe soprattutto l’immunita’ cellulo mediata(Th-1) che ci protegge dalle infezioni e dai tumori, a beneficiare di questi effetti. Bassi livelli di melatonina, come accade per il dhea, favorirebbero un evoluzione prognostica negativa di alcune patologie infettive croniche come l’infezione da hiv, nonche’ di molte patologie tumorali(Maestroni 1999,2001,2005,2006).La melatonina in alcune circostanze, potrebbe avere anche  un effetto antinfiammatorio, agevolando la produzione di alcune citochine antinfiammatorie come la IL 10 e presentando quindi una modalita’di azione Th1-Th2 di tipo misto(Singh2001).Altro compito del MIO, è quello di  proteggere il timo e gli organi linfatici dagli effetti immunosoppressivi del cortisolo, nelle situazioni di stress o nelle terapie cortisoniche.Per tutte queste funzioni,la melatonina in sinergia con il dhea,il cheto- dhea ed il selenio ed all’ormone della crescita, si rivela un prezioso antitodo all’invecchiamento del sistema immunitario definito anche immunosenescenza.Completano le azioni antiaging dell’ormone, gli effetti antiossidanti dovuti sia ad un’azione diretta che indiretta attraverso la stimolazione della sintesi di preziosi antiossidanti intracellulari.In modelli animali, la melatonina, somministrata in dosi farmacologiche e fisiologiche, previene il danno ossidativo sia a livello delle membrane, che a livello del DNA nucleare, agendo inoltre come stabilizzatore delle membrane cellulari, che risultano pertanto più resistenti agli attacchi ossidativi(Lena 2004,Ortega 2007,Kedziora2007,Reiter 1997,1998,1999,2001,2003).La protezione di tutte le strutture cellulari, è da ascriversi alla sua capacità di essere solubile sia in acqua che nei grassi e quindi di potersi concentrare sia nel citoplasma che nel nucleo dopo aver attraversato rispettivamente, le membrane cellulari e nucleari.L’ormone pinealico, ottimizza altresi’ il profilo dei grassi nel sangue,normalizza la pressione arteriosa,svolge effetti antiarteriosclerotici, attraverso un’azione antiossidante, di facilitazione della  produzione dell’ossido nitrico e di modulazione della funzione tiroidea.(Kadhim 2006,Hussain 2007)Alcune di queste azioni come d’altra parte l’ottimizzazione della glicemia e della funzione insulinica,nonche’alcuni effetti antinfiammatori ,sarebbero altresì sostenute dall’induzione dell’espressione del gene che regola la sintesi  dell’adiponectina da parte del tessuto adiposo.Questo effetto viene mediato dall’attivazione dei ppras gamma(Hussain 2006,Anisimov2006, Peshke 2007).

L’insieme di queste azioni,stanno alla base dell’importante effetto protettivo svolto dall’ormone nei confronti dell’apparato cardiovascolare,prevenendo in particolare lo scompenso cardiaco,la patologia coronarica e la morte cardiaca improvvisa(J.Pin.Research 2000-2004,Cont.Clin.Tr2007).

 Melatonina: occhio alle interazioni ormonali.

Molteplici sono le interazioni tra la melatonona ed altri assi ormonali. Melatonina e cortisolo si inbiscono a vicenda. L’ormone pinealico viene stimolato dall’estradiolo e dall’ormone della crescita ed inibito dagli ormoni tiroidei e dal cortisolo.

La melatonina a sua volta, inibisce oltre il cortisolo anche gli ormoni sessuali, mentre stimola l’ormone della crescita e la conversione dell’ft3 in ft4. La presenza di queste intricate interazioni sta alla base del fallimento di molte terapie che utilizzano un solo ormone alla volta. Ad esempio la somministrazione di melatonina in associazione o meno al gh ed al dhea, essendo i tre ormoni tutti inibitori della produzione endogena di cortisolo, deve essere sempre effettuata dopo aver valutato la funzione surrenalica dell’individuo. Nel caso di una ridotta funzione delle surrenali,questa terapia ormonale andra’sempre integrata con l’assunzione di dosi fisiologiche di cortisolo o di pregnenolone.

Quanti tra i lettori hanno assunto dosi soprafisiologiche di melatonina (3-10m), magari consigliati da amici o dal farmacista come rimedio alternativo alle benzodiazepine o come supplemento antietà e si sono ritrovati ad accusare il giorno dopo forte stanchezza,sonnolenza e depressione? Probabilmente i loro liveli di cortisolo gia’ precari, sono precipitati causando i caratteristici disturbi.

Questo è l’ennesimo esempio di come ormoni apparentemente innocui e venduti liberamente come la melatonina, possano scatenare squilibri ormonali latenti se non vengono utilizzati in dosi fisiologiche (per la melatonina tra i 0,05 ed 1 mg alla sera e preferibilmente nella forma sublinguale a rapido assorbimento) e se non si tiene conto delle complesse interazioni ormonali e del globale profilo endocrino di ciascun individuo.
 

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