SEGUI IL TUO OROLOGIO INTERIORE
di Roberta Camisasca
Gli specialisti:
Il dottor Ascanio Polimeni è neuroendocrinologo, esperto in medicina antinvecchiamento e cronobiologia a Milano e Roma. Considerato uno dei pionieri della medicina antinvecchiamento in Europa, ha pubblicato diversi manuali su cronobiologia e cronodieta. È codirettore del progetto Venerepersempre e della società scientifica
Regenera Research Group(wwwregeneragroup.com), che si occupano di medicina predittiva, preventiva, rigenerativa e antinvecchiamento.
Il professor Maurizio Cutolo è direttore della Clinica reumatologica dell'Università di Genova e presidente dell’ultimo Congresso europeo di reumatologia di Roma (giugno 2010). Dirige la Scuola di specializzazione in reumatologia dell’Università di Genova ed è stato vicepresidente della Società italiana di reumatologia. Fa parte del comitato scientifico dell’Associazione americana disturbi autoimmuni.
Il corpo umano funziona come un grande orologio: le sue funzioni e i suoi parametri naturali seguono periodiche oscillazioni nel corso della giornata, che influenzano l’umore, il rendimento psicofisico, l’energia, il metabolismo dei cibi, ma anche la suscettibilità alle malattie e l’azione dei farmaci. In particolare, secondo ultime evidenze scientifiche, somministrare il cortisone seguendo i ritmi circadiani, cioè le modificazioni cicliche che l’organismo subisce nelle 24 ore, può incrementare l’efficacia e la tollerabilità di questi farmaci nella cura delle malattie reumatiche.
La notizia è stata resa nota all’ultimo congresso internazionale della Lega europea contro le malattie reumatiche che si è svolto a Roma a giugno 2010: il cortisone funziona di più e meglio se somministrato in precisi momenti della giornata, secondo i principi della cronobiologia, la scienza che studia i ritmi biologici del corpo umano e i loro effetti sulla salute. Secondo gli esperti che hanno fatto la scoperta, assecondando la naturale produzione di ormoni che avviene durante la giornata il farmaco è in grado di agire in modo più efficace, a dosi inferiori e con minori effetti indesiderati.
RIMPIAZZARE L’ORMONE CHE MANCA
I glucocorticoidi (o cortisonici) sono una classe di farmaci usati per ridurre l’infiammazione e la risposta anomala del sistema immunitario alla base delle malattie reumatiche, malattie infiammatorie croniche (le più comuni sono l’artrite reumatoide e l’osteoartrosi) che colpiscono l’apparato muscolo-scheletrico nei punti dove si incontrano due o più ossa (le articolazioni).
In queste malattie si riscontra una carenza nella produzione di un ormone, il cortisolo, che tra le altre funzioni ha appunto quella di contrastare l’infiammazione e le reazioni atipiche del sistema immunitario. Come il cortisolo, anche il cortisone è un ormone secreto dalle ghiandole surrenali* e viene somministrato sotto forma di farmaco in caso di malattie provocate da un deficit di questa sostanza.
Il valore dei glucocorticoidi per il trattamento dell’artrite reumatoide (sia da soli che combinati con altri farmaci) è noto già dagli anni’60 e confermato anche dagli studi più recenti. Uno di questi, condotto a Stoccolma, ha dimostrato la maggiore efficacia di queste medicine rispetto ad altre molecole nella riduzione dell'infiammazione articolare; un altro, tutto italiano, ha convalidato come l’aggiunta di basse dosi di glucocorticoidi alla cura tradizionale con i farmaci antireumatici contrasti significativamente il peggioramento della malattia quando questa è ancora in fase iniziale.
Fino a questo momento, però, il cortisone veniva somministrato al mattino, il momento più critico per chi soffre di artropatie, perché caratterizzato da una marcata rigidità di movimenti che si avverte subito dopo il risveglio e impedisce azioni anche molto semplici, come vestirsi o alzare le tapparelle. A questo disturbo si accompagnano, già dalle fasi iniziali della malattia, dolore e gonfiore alle articolazioni, anche a riposo e durante la notte.
SI PRENDE PRIMA DI ANDARE A LETTO
«L’errore consisteva nel considerare il cortisone alla stregua di un’Aspirina o più in generale di un farmaco sintomatico, da assumere al momento della comparsa dei disturbi. Il cortisone invece è un ormone e ha lo stesso scopo di quello naturale, cioè bloccare lo sviluppo della malattia», spiega il professor Maurizio Cutolo, presidente esecutivo di EULAR 2010, il congresso romano in cui è stata presentata la novità.
È qui che entra in gioco la cronobiologia: gli specialisti hanno capito che l’assunzione dei glucocorticoidi al risveglio può non essere la soluzione migliore, perché la reazione abnorme del sistema immunitario responsabile dell’infiammazione che scatena i sintomi avviene principalmente di notte, intorno alle tre, quando viene liberato nel sangue il TNF, il fattore di necrosi tumorale, una proteina del sistema immunitario che, se prodotta in eccesso, scatena l’infiammazione.
Per quanto riguarda il cortisolo, invece, esso raggiunge il picco di rilascio intorno alle otto-nove del mattino, mentre alle tre-quattro di notte la sua produzione è al minimo. Questo spiega perché i sintomi si avvertono con maggiore intensità al risveglio, per poi ridursi nel corso della giornata. È attorno alla metà del riposo notturno dunque che i cortisonici devono raggiungere l’apice della loro efficacia antinfiammatoria e antidolorifica. Seguire il ritmo naturale che regola la secrezione di ormoni, scandito dalle lancette dell’orologio, diventa quindi un imperativo per ottimizzare l’efficacia delle cure.
A questo scopo sono stati messi a punto farmaci (già disponibili in America e in Germania e a breve anche in Italia) che presentano un sistema a rilascio modificato: il principio attivo è racchiuso in una piccola capsula che si scioglie quattro-cinque ore dopo l’assunzione cosicché il farmaco, preso la sera, attorno alle 10-11, comincia ad agire proprio nel momento in cui l’organismo ne ha più bisogno, perché è carente di cortisolo.
SINTOMI MIGLIORATI ED EFFETTI NEGATIVI RIDOTTI
«Per arrivare a questa scoperta abbiamo condotto uno studio internazionale su 650 malati di artrite reumatoide – racconta il professor Cutolo - A un gruppo è stato somministrato cortisone al risveglio, all’altro un farmaco analogo, ma a rilascio modificato, alla sera prima di andare a dormire. I risultati hanno dimostrato che l’assunzione serale con lento rilascio del principio attivo ha portato a un netto miglioramento dei sintomi (indolenzimento, gonfiore e dolore articolare) nel 50 per cento circa dei casi. In più, l’effetto è subito evidente, visto che il farmaco è già in circolo da alcune ore: al contrario, con l’assunzione mattutina occorrevano dalle due alle tre ore, a seconda del tipo di cortisone, per avere i primi benefici».
Il principio attivo usato è quello tradizionale, il prednisone: agisce entrando nel Dna delle cellule e bloccando i geni responsabili della risposta immunitaria anomala che scatena l’infiammazione (fenomeno conosciuto come immunosoppressione genomica).
Rifornire l’organismo di ciò che ha bisogno nel momento più opportuno consente anche di ottenere una maggiore efficacia a dosi di farmaco quasi dimezzate. Questo si traduce anche in una riduzione degli effetti collaterali, che per i cortisonici possono essere rilevanti se si considera la lunghezza di queste cure: tra i principali, incremento della glicemia, innalzamento della pressione sanguigna, aumento del rischio di fratture ossee e di osteoporosi. Queste reazioni sono causate dalla sovrapposizione dell’ormone dato dall'esterno sotto forma di farmaco a quello endogeno, cioè prodotto naturalmente dall’organismo, che al mattino è al massimo.
Lo studio, già pubblicato su Lancet e altre riviste scientifiche, fa parte di un ampio filone di ricerche sul potenziamento dell’efficacia del cortisone secondo i principi cronobiologici nella cura di diverse malattie. Risultati simili a quelli ottenuti nella cura dell’artrite reumatoide si stanno riscontrando nella riduzione degli attacchi notturni dell’asma e nel trattamento del morbo di Crohn (una malattia infiammatoria cronica dell’intestino); a breve inizieranno studi anche sulla poliemia reumatica, un’altra malattia infiammatoria delle articolazioni, nella quale gli specialisti sperano di ottenere il 100 per cento di miglioramento dei sintomi.
SEGUIRE I RITMI NATURALI
A nessuno verrebbe in mente di uscire di casa in pigiama, di lavare i piatti prima di mangiare o di andare in ufficio di notte. Ogni giorno ripetiamo in modo naturale le stesse azioni in un ordine preciso e immodificabile. La cronobiologia funziona allo stesso modo: parte dal presupposto che, per funzionare bene, l’organismo deve seguire i suoi ritmi naturali e non stravolgerli.
«I ritmi circadiani regolano la vita, in tutti gli esseri viventi e a tutti i livelli –spiega il dottor Ascanio Polimeni, neuroendocrinologo ed esperto in medicina antinvecchiamento e cronobiologia a Milano e Roma – Basti pensare all’apertura e chiusura dei fiori, che è il simbolo per eccellenza del bioritmo». Il termine indica il ciclo di 24 ore che regola tutti i processi fisiologici necessari alla sopravvivenza dell’uomo (circadiano significa letteralmente “intorno al giorno”), come la secrezione di ormoni o lo sviluppo di nuove cellule, e sono scanditi da fasi di massima attività e da altre di riposo. Il più importante di questi ritmi è quello sonno-veglia, regolato dall’alternanza tra alcuni ormoni attivi di giorno (cortisolo e serotonina, soprattutto) e altri attivi di notte (il principale è la melatonina). Queste sostanze si attivano reagendo rispettivamente alla percezione ambientale della luce e del buio.
TUTTO PARTE DA UNA GHIANDOLA
Tale meccanismo è governato da un’area del cervello, la ghiandola pineale, e da altre strutture nervose presenti soprattutto nell’ipotalamo*, e funziona come una sorta di orologio biologico interno che regola tutti gli altri bioritmi, anche quelli non ormonali, come la pressione arteriosa (più alta di giorno) e la temperatura corporea (più elevata alla sera). Questa ghiandola, sotto l'effetto del sole, produce la serotonina che, stimolando la secrezione ormonale da parte delle ghiandole surrenali e della tiroide, attiva tutte le funzioni necessarie per affrontare la giornata: l'energia, la memoria, la lucidità e l'agilità fisica. Al tramonto, la serotonina viene trasformata dalla ghiandola pineale in melatonina, che inibisce la produzione degli ormoni della veglia e predispone l’organismo al riposo.
Anche il sistema immunitario segue un andamento circadiano: di notte, stimolato dal rilascio di melatonina (che, oltre a essere l’ormone del sonno, è anche coinvolto nella crescita e nell’invecchiamento cellulare), produce alcunti tipi di linfociti(th-1), cellule che ci proteggono da malattie, tumori e infezioni. Questo spiega, per esempio, perché i lavoratori notturni e coloro che soffrono di disturbi del sonno sono più soggetti di altri a malattie infettive e disturbi del sistema immunitario. Di giorno, invece, sotto l’influenza del cortisolo, l’organismo rilascia altre cellule immunitarie deputate al controllo del dolore e dell’infiammazione.
L’ORA GIUSTA PER OGNI FARMACO
Conoscendo i ritmi circadiani è possibile fare diagnosi più precise, impostare cure più idonee, mangiare in modo più corretto. È così che è nata la cronoterapia, la medicina nel tempo, che studia come ottenere da un farmaco il massimo effetto alla minima dose, semplicemente sulla base dell’orario di assunzione.
Secondo questa disciplina, i farmaci che influiscono sulla veglia e sull’attività psicofisica (antidepressivi, farmaci per la tiroide, ecc.) si assumono al mattino, mentre quelli che favoriscono il rilassamento e il sonno (integratori di magnesio, iperico, melatonina, ecc.) alla sera, qualche ora prima di andare a dormire, considerando che la liberazione massima di melatonina avviene intorno alle tre di notte.
«In generale – spiega il professor Cutolo - gli antinfiammatori e gli antidolorifici a breve durata vanno presi alla sera in caso di sintomi acuti al risveglio, gli antiacidi per la gastrite e i farmaci antiulcera dopo i pasti, i lassativi prima di coricarsi (per fare effetto al mattino), l’Aspirina al mattino, se usata per prevenire le ricadute di infarto e ictus cerebrale, mentre se presa come antinfiammatorio è meglio alla sera dopo cena, per evitare problemi gastrointestinali, gli antistaminici alla sera, perché i sintomi si fanno sentire soprattutto a fine giornata, e così via. Attenzione, però – puntualizza l’esperto –bisogna tenere sempre conto che ogni farmaco ha un’emivita diversa, cioè un tempo e una durata d’azione specifica, quindi non si può generalizzare».
LE APPLICAZIONI IN CAMPO MEDICO
Negli anni la cronoterapia ha contribuito a far luce su aspetti importanti di diverse malattie. Conoscendo le variazioni giornaliere delle principali funzioni dell’organismo è possibile, per esempio, stabilire il momento della giornata nel quale è più probabile che si verifichi un disturbo. Il picco mattutino di cortisolo può favorire, in persone predisposte, un aumento della pressione arteriosa e del battito cardiaco che spiegherebbe perché i cardiopatici hanno maggiore probabilità di avere un infarto nelle prime ore della giornata (attorno alle otto del mattino). La stessa tesi è avvalorata dalla constatazione che i deboli di cuore hanno spesso carenze di melatonina. Di sera, al contrario, il progressivo calo del cortisolo e il venir meno della sua attività antinfiammatoria potrebbero essere in parte responsabili dello scatenamento di attacchi di asma, dolori infiammatori, mal di testa e mal di denti.
La teoria dei bioritmi spiega anche perché le artriti sono più diffuse nei Paesi nordici, dove l’esposizione alla luce è ridotta: chi ha una malattia infiammatoria cronica, infatti, presenta alti valori di melatonina (l’ormone del buio) e bassi livelli di cortisolo. Queste considerazioni potrebbero aiutare la comunità scientifica nella messa a punto di strategie di cura più efficaci.
QUANDO FARE GLI ESAMI?
Anche alcune diagnosi diventano più accurate seguendo i principi della cronobiologia. «Per esempio molti medici prescrivono il dosaggio del cortisolo al mattino – dice il
dottor Polimeni - trascurando il fatto che questo ormone subisce delle variazioni durante la giornata. L’ideale sarebbe invece misurarlo tre volte al giorno,mattina,pomeriggio ed anche alla sera, per una valutazione più completa».Il dosaggio salivare del cortisolo, messo a punto nei nostri centri di ricerca, si rivela piu’ semplice da effettuarsi e piu’ preciso nelle risposte di quello che abitualmente viene effettuato nel plasma.(
www.functionalpoint.it)
Uno dei campo più promettenti per l'applicazione della cronoterapia è quello della cura dei tumori. Da qualche anno l'Eortc (l’Organizzazione europea per la ricerca e il trattamento del cancro) ha attivato un gruppo di lavoro che studia i principi di questa scienza per ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia. Secondo gli specialisti di chemioterapia cronomodulata, gli eventi tossici correlati ai chemioterapici possono ridursi fino al 60 per cento assumendo questi farmaci a determinate ore del giorno. Questo consentirebbe anche ai malati di seguire le cure da casa, senza alterare i propri ritmi naturali, soprattutto quello sonno-veglia.
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BOX: IL MOMENTO GIUSTO PER OGNI COSA
È possibile ottimizzare le prestazioni quotidiane assecondando i propri bioritmi nel corso della giornata.
STUDIARE E LAVORARE. Le ore migliori sono quelle della tarda mattinata, dalle 9.30-10 fino a mezzogiorno: la tiroide e le ghiandole surrenali sono nel pieno della loro attività; gli ormoni prodotti da questi organi stimolano la lucidità mentale, la prontezza di riflessi, la concentrazione e la capacità di memorizzazione a breve termine.
FARE SPORT. L’attività aerobica (che richiede sforzi non eccessivi ma prolungati nel tempo, come la corsa, il nuoto, la bicicletta, il jogging) è consigliabile nella prima parte della giornata, quando è massima la produzione di serotonina, che stimola la capacità di sfruttare al meglio le proprie riserve di energia. Gli sport anaerobici (che implicano sforzi brevi ma intensi, come la pesistica, i salti, il canottaggio, lo squash) andrebbero riservati al pomeriggio perché in queste ore la capacità dei muscoli è al top. mentre l’energia è in calo rispetto al mattino. Tutte le attività fisiche sono da evitare alla sera, perché rischiano di alterare il sonno.
FARE L’AMORE. In entrambi i sessi il picco di testosterone, l'ormone del desiderio, si raggiunga all'alba, causando erezioni spontanee nell’uomo e aumentando la libido nella donna. In quest’ultima, però, oltre al ritmo circadiano conta molto anche quello cosiddetto circamensile, che regola le fluttuazioni mensili di ormoni quali il progesterone,l’estrogeno ed il testosterone.Questi ultimi due raggiungono il picco prima dell’ovulazione mentre il testosterone presenta un altro picco prima del ciclo mestruale: è in questi periodi che il corpo femminile è più recettivo alla sessualità.
BOX: ALLODOLE O GUFI?
CHI E' PIU' ATTIVO NELLA PRIMA PARTE DEL GIORNO GODE DI SALUTE MIGLIORE PERCHE'RISPETTA DI PIU' I RITMI DELLA NATURA ED ASSIMILA UNA MAGGIORE QUANTITA' DI LUCE
I bioritmi non sono uguali per tutti. Le allodole sono gli individui che hanno un miglior rendimento psicofisico nella prima parte della giornata, perché la produzione di ormoni della veglia (serotonina, adrenalina, cortisolo, ecc.) è massima intorno alle otto del mattino e poi decresce nel corso della giornata. Queste persone si alzano di buon’ora, mangiano molto a colazione e a pranzo e vanno a letto presto. I gufi, invece, odiano le levatacce, saltano la colazione (e spesso anche il pranzo, per poi rimpinzarsi a cena), cominciano a carburare solo verso mezzogiorno e raggiungono l’apice dell’energia e della forza nella seconda parte della giornata, vanno a letto tardi e spesso vivono più di notte che di giorno. Tra le due tipologie, le allodole sono quelle che vivono più in salute perché rispettano meglio i ritmi naturali dell’organismo. I gufi, invece, assimilando meno luce, sono più soggetti ad alterazioni nel metabolismo, umore triste e stanchezza cronica.
BOX:
BIORITMI DIVERSI, NELLE STAGIONI E NEGLI ANNI-MAL'D'AUTUNNO
L’alternanza luce-buio regola anche altri ritmi che vanno al di là delle 24 ore: esistono infatti bioritmi settimanali, mensili e stagionali. D’estate, per esempio, le lunghe giornate e l’aumento delle ore di luce stimolano le ghiandole surrenali a produrre più cortisolo, noradrenalina ed adrenalina,mentre viene attivata la tiroide ed il cervello produce i neurotrasmettitori della veglia (acetilcolina,serotonia e noradrenalina): grazie a loro ci si sente più in forze, ottimisti e pieni di energia. Nella stagione calda è più facile perdere peso perché l’appetito si riduce e l’attività fisica è favorita accelerando il metabolismo. In autunno avviene il fenomeno opposto e spesso il cambio di stagione viene vissuto con malinconia e qualche disturbo fisico (stanchezza, disturbi del sonno, mal di testa). I bioritmi cambiano anche con l’età, per effetto dei mutamenti ormonali.
RISPETTARE I RITMI BIOLOGICI PER UN INVECCHIAMENTO DI SUCCESSO
Con l’invecchiamento cortisolo,gonadotropine, prolattina, insulina e leptina salgono, mentre estrogeni,progesterone,dhea,pregnenolone,ormone della crescita,melatonina e testosterone calano. Anche i ritmi sono alterati: il picco di cortisolo, per esempio, è anticipato nelle ore notturne e cala la mattina, scombussolando così il metabolismo e il ritmo sonno-veglia (con attacchi di fame e ripetuti risvegli durante la notte). Pure il sistema immunitario è indebolito da questi sbalzi ormonali, esponendo l’organismo a infezioni e malattie.
BOX: DIMAGRIRE SEGUENDO L’OROLOGIO
Secondo la cronobiologia il metabolismo, il meccanismo attraverso il quale il corpo trasforma i cibi in energia, è più attivo nella prima parte della giornata e dopo le 17 cala: da questo momento quello che si mangia viene bruciato più lentamente e si trasforma in grasso. La scoperta risale agli anni ’70, in seguito ad alcuni studi americani; uno di questi ha dimostrato che sottoponendo due gruppi di persone alla stessa dieta, ma suddividendo i pasti in momenti diversi della giornata, coloro che avevano concentrato l’assunzione di cibi al mattino dimagrivano di più rispetto a chi aveva mangiato di sera. Secondo la cronodieta, ideata dal dottor Polimeni e dal dottor Mauro Todisco, medico chirurgo, per perdere peso i cibi a base di carboidrati (pane, pasta, riso, cereali, legumi, patate), i dolci e i condimenti devono essere consumati entro il primo pomeriggio, mentre le proteine (carne, pesce, uova, latticini) alla sera, dopo le 18. Ortaggi e verdure devono essere presenti in entrambi i pasti, ma quelli più ricchi di zuccheri (come carote e barbabietole) preferibilmente a pranzo. La frutta deve essere consumata entro il pomeriggio e sempre da sola. Bisogna bere a volontà tutto il giorno, ma soprattutto lontano dai pasti e alla mattina, quando il corpo è più predisposto all’azione drenante e depurativa dell’acqua. La cronodieta prevede anche programmi personalizzati per chi è in sovrappeso, e si è dimostrata particolarmente utile a chi ha sperimentato senza successo diverse diete, perché non dà indicazioni sulle quantità ma solo sull’ora in cui assumere i cibi. Chi decide di seguire questo regime alimentare deve sottoporsi a esami del sangue, delle urine e dei capelli per controllare il livello di vitamine, minerali e aminoacidi, che influiscono sugli ormoni.
ABC DIZIONARIO
GHIANDOLE SURRENALI = piccoli organi a forma di triangolo posti al di sopra di ciascun rene. Producono diversi ormoni: l’adrenalina e la noradrenalina, che svolgono importanti funzioni nel sistema nervoso centrale, gli ormoni steroidei, il cortisolo e alcuni ormoni sessuali maschili e femminili.
IPOTALAMO = struttura del sistema nervoso centrale situata nella zona centrale interna alle due metà del cervello. Regola diverse funzioni tra cui l’attività ormonale, il sonno e l'assunzione di cibo.