Endocrino-Immunologia

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Gli affari altrui? Questione di ormoni. Spettegolo, dunque sono. Il gossip è il sesto senso-IL TEMPO DI ROMA MARZO 2010-


 Il gossip? Aiuta a fare carriera, crea spirito di gruppo e ci permette di esplorare l'ambiente in cui viviamo, di vederne le risorse ma anche i pericoli e i limiti. Spettegolare è un istinto primario. Basta vedere le scimmie che spulciandosi stringono legami fra i componenti del gruppo. Nato nel 400 a.C. con Socrate, il chiacchiericcio è l'evoluzione del concetto di grooming, che però di solito tira in ballo tutte le operazioni di pulizia e cura del cavallo.

Ma perché siamo tutti pazzi per il gossip? «Leggere il gossip è come andare dallo psicologo per fare autoanalisi. Perché: primo, ha una valenza normativa, visto che nelle nostre conversazioni farcite di chiacchiere che riguardano gli affari "anomali" degli altri, come per esempio il tradimento o i tic, si stabiliscono delle norme sociali. Secondo, parlando di quello che rientra nelle cose sbagliate, si puntualizza quanto è giusto. Terzo, impicciarsi di un terzo ci permette di padroneggiare l'ambiente sociale, di mappare la zona, operazione di grande valore nel gruppo, perché "sparlando" si crea complicità».

E se lo dice Edoardo Razzini, psichiatra e psicoterapeuta di Milano, c'è da crederci. Che non sia necessariamente qualcosa di dannoso, ma rappresenti al contrario una forma di comunicazione utile a garantire un certo grado di ordine sociale, è la tesi di alcuni esperti e ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr. «Le condizioni della crescita della società umana - afferma Rosaria Conte dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr - sono la intensificazione dei rapporti di cooperazione e il controllo di comportamenti negativi, quali la truffa e l'inganno. Tutto ciò si rende possibile mediante la costruzione di una particolare forma di conoscenza sociale: la reputazione».

Non per forza negativa. E pazienza se i nuovi miti sono veline e attori. Leggendone le vicende, a poco a poco li consideriamo quasi amici. Fatto sta che sul treno, in autobus o dal parrucchiere, non si fa fatica a trovare chi proprio non può fare a meno di buttare l'occhio su ciò che sta leggendo la persona accanto. Colpa degli ormoni. «Più comune nelle donne, la curiosità è una caratteristica diffusa anche tra gli uomini. Cambia solo l'obiettivo della loro attenzione - spiega Domenico Mazzullo, psichiatra – Nell'uomo la tendenza al pettegolezzo più che alle persone è diretto agli avvenimenti: soprattutto sportivi o scientifici. Invece per le donne, l'interesse è rivolto agli affetti, all'intimità o alle storie personali, essendoci la naturale propensione a prendersi cura degli altri».

Da che il mondo è tale, alla base del progresso c'è la curiosità. La stessa che ha portato Cristoforo Colombo a scoprire l'America per equivoco, nel 1492. «Colombo aveva sicuramente nel sangue dei livelli più alti del normale di vasopressina, un ormone che aumenta la voglia di circondarsi di amici, di stare insieme alla gente e di sapere», fa sapere Ascanio Polimeni, endocrinologo e cronobiologo. Perché se sentite la necessità di sapere o di indagare è colpa o merito degli aspetti biochimici. «Capita soprattutto nelle donne in gravidanza, che producono una quantità maggiore di ossitocina – conclude Polimeni -, un ormone legato all'istinto che porta a occuparsi della prole».


Roberta Maresci

15 Marzo 2010