Endocrino-Immunologia

Tutti gli articoli sull'Endocrino-Immunologia.


Di madre in figlia-confidenze 2008-


DI MADRE IN FIGLIA


Chissà quante volte ti sarà capitato di osservare i tuoi genitori e di trovare somiglianze, nel colore degli occhi, nei lineamenti del tuo viso, nella struttura del tuo corpo, persino nel carattere. Ma, soprattutto, ti avrà ripetutamente sfiorato il pensiero di sapere se anche tu, come loro, sarai incline a soffrire di determinati disturbi. I pensieri, come sicuramente già sai, sono più che leciti. Perché dai genitori (50% dalla madre e 50% dal padre) si eredita il corredo cromosomico, dunque, alcune caratteristiche genetiche non solo di aspetto, ma pure di salute, in positivo e negativo. Quindi, analizzando i punti forti e deboli di tuo padre, e soprattutto di tua madre in quanto donna come te, potresti scoprire a quali problemi di salute sei più incline. Infatti, sui cromosomi è riportata anche la predisposizione non solo a malattie genetiche spesso difficili da vivere ed affrontare, come la distrofia muscolare, che porta ad una graduale atrofia della muscolatura in alcune parti del corpo, ma anche le cosiddette malattie multifattoriali. Si tratta di quei disturbi più controllabili e che non incidono pesantemente sulla propria vita, dovuti all’alterazione di vari geni ma che però diventano effettivamente malattia solo se intervengono delle cause esterne e ambientali, tipo il fumo, l’inquinamento, l’alimentazione e lo stile di vita scorretti. È il caso, per esempio, dell’ipertensione, del colesterolo alto, del diabete. Avrai capito che ti stiamo parlando di problemi dove l’ereditarietà ha un peso sì importante, ma non certamente schiacciante, e per i quali, in ogni caso, esistono cure efficaci. Di nulla d’ineluttabile, quindi, e contro cui puoi giocare d’anticipo con la giusta prevenzione e, al bisogno, cure adeguate. Ecco, di seguito, alcuni tra i disturbi e malattie più comuni nelle donne e che, di conseguenza, si trasmettono e colpiscono di preferenza madre e figlia.


1) CEFALEE FREQUENTI.

Le statistiche parlano chiaro: l’emicrania colpisce in modo ricorrente, in alcuni casi con frequenza quotidiana, il 36% delle donne e solo il 19% degli uomini. Dunque, è un problema “femminile” e, per di più, nella maggioranza dei casi si trasmette di madre in figlia. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che questo forte mal di testa, spesso accompagnato da nausea, vomito, intolleranza a luci e rumori, deriva da un'insufficienza di tipo ereditario del sistema autoanalgesizzante dell'organismo, che è comandato da endorfine, serotonina, dopamina e altri neurotrasmettitori ad effetto antidolorifico.
Rimedi e cure. Nello scoppio delle crisi di emicrania intervengono anche le oscillazioni ormonali del ciclo, in particolare il calo degli estrogeni: per questo se soffri di sindrome premestruale è facile che nella seconda fase del ciclo ha anche forti attacchi di mal di testa. «Per prevenire entrambi è utile ricorrere agli integratori a base di magnesio, minerale che agisce ripristinando l’equilibrio salino nell’organismo. Lo trovi in integratore, con dosi prestabilite, in farmacia. In più, puoi assumere Agnus Castus in tintura madre, pianta che contenendo fitormoni ad effetto progestinico, aiuta a controllare i sintomi premestruali. La dose media di quest’ultima è di 40 gocce al dì in poca acqua, dal quattordicesimo giorno del ciclo fino alla comparsa del flusso», consiglia Stefano Bernini, ginecologo, nutrizionista ed esperto in medicine naturali a Milano. Altra precauzione utile: a tavola, cerca di limitarti con i formaggi fermentati, il vino rosso, la cioccolata, gli agrumi e la salsa di soia, perché contengono sostanze, come tiramina e derivati dell'acido glutammico, che possono scatenare l’emicrania. Da ricordare, poi, che i mal di testa scattano spesso di preferenza con un cambio atmosferico, per esempio quando s’alza il vento, quindi sono favoriti dalla meteorosensibilità. Per allenare il sistema di termoregolazione, e abituare di conseguenza l’organismo ad adattarsi in modo indolore ai repentini cambi climatici (sempre più frequenti), prova l’idroterapia. Per esempio, ogni giorno puoi effettuare delle docce alternate caldo (3-4 minuti a 37/38 gradi)-freddo (1 minuto max, circa 27-28 gradi) e, con l’approvazione del tuo medico, fai delle saune: una la settimana è più che sufficiente (oltre possono spossarti).

2) COUPEROSE E ROSACEA.

Sia per te, sia per tua mamma, basta un nonnulla per ritrovarvi con le guance arrossate? Facile che sia couperose, cioè una dilatazione dei capillari del derma a trasmissione ereditaria, più visibile con gli sbalzi di freddo e caldo, l’abuso di alcol, il fumo e l’uso di cosmetici troppo aggressivi o di creme al cortisone. «Se, oltre alle venuzze in evidenza, nella zona del naso e delle guance noti anche delle piccole papule si tratta probabilmente di rosacea, una dermatite che compare di solito dopo i 40 anni per cause non ancora ben chiare ma, in ogni caso, di probabile trasmissione ereditaria», dice la dottoressa Marcella Ribuffo, dermatologa dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma. Una curiosità da tener d’occhio: se soffri di questi problemi, in particolare della couperose, è facile che hai dei disturbi correlati, come fragilità capillare, sbalzi di pressione e pelle sensibile, con tendenza a sviluppare irritazioni o addirittura allergie.
Rimedi e cure. Per contrastare entrambi i problemi, preferisci i cibi ricchi di vitamina C, che irrobustisce i vasi sanguigni. Ne sono ricchi frutti di bosco, kiwi, peperoni, agrumi. Evita alcolici, cibi piccanti e bevande con caffeina, che dilatano i vasi sanguigni. Utili anche gli integratori che rinforzano il microcircolo, per esempio a base di Mirtillo, Escina, Quercitina, Ippocastano e Centella asiatica (in farmacia o erboristeria, dosi sulle confezioni, da prendere per 2-3 mesi). Per la routine cosmetica: detergiti con gel che a contatto con l'acqua diventano schiuma, da sciacquare bene, oppure con saponi non saponi alla bardana o lavanda. Mattino e sera preferisci creme idratanti oil free con estratti di aloe, echinacea, pratolina. idratanti, lenitivi, calmanti. «Anche in città, per evitare che la couperose o la rosacea peggiorino, usa protezioni alte e preferisci i filtri fisici a quelli chimici, come le pomate a base di ossido di zinco e biossido di titanio, meglio se micronizzati, perchè privi dell’antiestetico effetto “patina bianca” sul viso. Specifico per la rosacea: occorre una cura prescritta dal dermatologo con antibiotici (tetracicline) per bocca o in crema, oppure con lozioni antibatteriche a base di metronidazolo», consiglia la dermatologa. No alle creme con cortisone, che peggiorano la situazione, e le lampada solari perché il calore intenso e improvviso è particolarmente deleterio per questi disturbi della pelle.

3) VITILIGINE

Hai imparato a conoscerla (e temerla) perché tua mamma o tuo papà o qualche parente meno prossimo ne soffre? Allo già saprai che è abbastanza diffusa (circa l’1% della popolazione mondiale) ed è solo antiestetica per quelle chiazze bianco-latte prive di melanina. «Colpisce dopo stress acuti, soprattutto su viso, braccia, mani e zone traumatizzate, come le cicatrici. E il suo esordio è totalmente imprevedibile», dice la dottoressa Marcella Ribuffo. Le cause sono ancora sconosciute, ma l’ipotesi più accreditata è che si tratti di una malattia autoimmune con matrice genetica e marcate influenze psicosomatiche.
Rimedi e cure. Se noti la presenza di piccole chiazze bianche, consulta subito un dermatologo, per correre prontamente ai ripari. «Per stimolare la produzione di melanina nelle chiazze è utile la PUVA terapia “soft”, ossia l’assunzione di farmaci fotosensibilizzanti, come i carotenoidi, associata all’esposizione ai raggi ultravioletti selettivi di banda B», dice Ribuffo. Per mascherare le chiazze puoi sottoporti al camouflage, un trucco ipercoprente, resistente anche all’acqua e alla traspirazione, dotato anche di filtri solari, quindi utilizzabile sotto il sole A proposito di sole: fa bene alla vitiligine? «Sì, ma con dovute precauzioni: proprio perché prive di pigmenti, e quindi di difese, le chiazze vanno infatti protette con filtri ad alta protezione», dice Ribuffo. Un piccolo aiuto, poi, può provenire anche dai rimedi dolci. «Puoi assumere Amni majus 6 DH, 10 gocce prima di coricarti, per 30 giorni, un gemmoterapico che può stimolare la melanina nelle zone completamente prive», consiglia il dottor Stefano Bernini.

4) I “TEMPI” DELLA MENOPAUSA

Sgombriamo subito il campo da un falso mito: non è vero che si può prevedere in anticipo quando le ovaie cesseranno di funzionare. Nemmeno l’età della pubertà può aiutare, perché non è detto che se arriva tardi anche la menopausa sarà tardiva. Discorso diverso, invece, per le menopause precoci, che capitano a circa il 2% delle donne prima dei quarantanni e al 4-10% tra i 40 e i 45 anni: in questi casi, infatti, è certa la trasmissione ereditaria di madre in figlia.
Rimedi e cure. Se tua madre è entrata precocemente in menopausa, cerca di non incrociare la predisposizione familiare con cattivi stili di vita e di aumentare così le probabilità che il problema investa anche te. «Evita il fumo e lo stress, che influiscono negativamente sull’equilibrio ormonale e sui tessuti degli organi riproduttivi. Cerca di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata, che includa cibi ricchi di fitoestrogeni, come cereali integrali, soia e legumi in genere, e non sottoporti mai a regimi alimentari dimagranti senza controllo medico. E ricorda che le diete drastiche possono seriamente compromettere anche l’assetto ormonale e l’apparato riproduttivo», fa notare il ginecologo Stefano Bernini. Bevi con regolarità anche il tè verde: è ricco di fitoestrogeni, utili per la “salute” delle ovaie. Altro consiglio, forse scontato ma inevitabile: ricorda che se desideri una gravidanza, è meglio non rimandare troppo (oltre i 40 anni).

5) OSSA D’ACCIAIO


L’osteoporosi, dopo i 50 anni, colpisce in media una donna su quattro. «Già da qualche tempo si sa che nel raggiungimento del picco di massa ossea e nell’impoverimento delle ossa stesse sono coinvolti diversi geni, per esempio quelli che regolano l’assorbimento del calcio nell’intestino e quelli che definiscono il rapporto tra osso ed estrogeni. Dunque, è certa una predisposizione ereditaria al disturbo», dice Luigi Pirola, responsabile dell’Ambulatorio di Prevenzione e Cura dell’Osteoporosi dell’Azienda ospedaliera di Melegnano (MI).
Rimedi e cure. Fino a 25-30 anni le ossa crescono e si consolidano, arricchendosi di sali minerali e raggiungendo il cosiddetto picco di massa ossea. Ma, anche e soprattutto dopo è importante mantenere un corretto apporto di calcio, cioè intorno ai 1000 mg al giorno. Per orientarti, considera che 250 ml di latte contengono circa 300 mg di calcio, mentre 50 g di formaggio stagionato ne apportano dai 400 ai 600 mg. «Attenzione, però, a non esagerare con latticini e formaggi, per l’alto contenuto in grassi e colesterolo: meglio alzare la quota del minerale introdotta con l’alimentazione preferendo le acque minerali calciche, cioè con contenuto in calcio superiore a 150 mg/l», suggerisce ancora Pirola. Sì, naturalmente senza esagerare, anche alla birra (non oltre 2 bicchieri al giorno): uno studio condotto dal St. Thomas Hospital di Lontra ha scoperto che i fitoestrogeni e altre sostanze contenuti in questa bevanda aiutano a prevenire la perdita di massa ossea. Altra buona abitudine: non farti mancare la vitamina K, che secondo alcune ricerche, come quella condotta da scienziati della Tufts University, Boston (USA), aumenta la densità minerale delle ossa. Per contare sul giusto apporto di vitamina K introduci regolarmente nella dieta, oltre a latticini e uova, anche vegetali verdi a foglia, come spinaci, cavolini di Bruxelles, broccoli, ricchi della preziosa sostanza. Ricordati, poi, che è fondamentale l’esercizio fisico moderato e regolare, perché il lavoro muscolare è un ottimo “ricostituente” per le ossa: basta anche camminare o pedalare su bici o cyclette ogni giorno per almeno 30 minuti. Ed esponiti, tutte le volte che puoi, al sole: stimola la produzione di vitamina D, che favorisce la fissazione del calcio nelle ossa. Infine, limita gli eccessi di fumo, alcol (per la birra, vedi sopra) e caffè, che interferiscono con l’assorbimento del calcio.


6) FAI ATTENZIONE A PRESIONE PRESSIONE E GRASSI “CATTIVI”.

Fino a quando non entri in menopausa sei protetta dagli estrogeni e, probabilmente, i tuoi valori di pressione e colesterolemia sono nella norma. Ma, poiché anche ipertensione e ipercolesterolemia sono ereditari, è possibile che dopo la menopausa il crollo degli ormoni ti esponga a questi problemi, soprattutto se non schivi fin d’ora i fattori di rischio, cioè la sedentarietà, il sovrappeso, l’eccesso di grassi saturi e di sale nell’alimentazione e i soliti due: alcol e fumo.
Rimedi e cure. Segui l’ABC della prevenzione a 360 gradi (movimento, alimentazione bilanciata e sana, no al fumo). In più, non esagerare con i grassi di origine animale e i cibi fritti, per controllare il colesterolo, e con il sale comune e i cibi che lo contengono, come quelli conservati e gli insaccati in genere (per l’ipertensione). Mangia pesce almeno 2 volte la settimana, soprattutto il pesce azzurro e il salmone selvatico, ricchi di grassi “buoni” Omega 3. Attenzione anche allo stress: stimola un forte rilascio di adrenalina e ormoni surrenali, che restringendo le pareti delle arterie, favoriscono l’ipertensione. Per questo, ti giovano tutte le tecniche di rilassamento, dallo yoga al Tai Chi Chuan, passando per la meditazione. «Una buona norma, poi, è sottoporsi a controlli regolari, con esami del sangue per colesterolo e trigliceridi ogni 2-3 anni, soprattutto se si assume la pillola anticoncezionale. Inoltre, anche in assenza di disturbi già manifesti, verifica mediamente ogni sei mesi la pressione: tieni presente che in assenza di altre malattie, come il diabete, i valori ottimali sono compresi tra 130-140 di massima e 80-90 di minima», dice Daniele Bracchetti cardiologo libero docente dell’Università di Bologna.


7) ZUCCHERI “AMARI”


Certamente avrai sentito parlare di diabete di tipo 2, o non insulino-dipendente, una malattia del metabolismo che porta ad un aumento dei livelli di glucosio ed insulina nel sangue. Proprio per questa forma, che è poi la più diffusa, esiste una forte componente ereditaria: si trasmette sia per discendenza diretta (di genitori in figli), sia indiretta (da nonni a nipoti).
Rimedi e cure. Il diabete di tipo 2 è subdolo, perché di solito inizia in sordina, cioè senza dare sintomi evidenti dopo i 40-45 anni, e per questo nella maggioranza dei casi si scopre casualmente. Però, se qualcuno nella tua famiglia ne è affetto, sicuramente ti conviene adottare tutte le attenzioni del caso. Per prima cosa, se tendi ad ingrassare, fatti seguire da un medico per tener sotto controllo il peso: il diabete di tipo 2, infatti, è associato al sovrappeso o addirittura all’obesità. «Non solo il diabete si può prevenire facendo una regolare attività fisica e non ingrassando, ma anche quando è già comparso si possono ottenere grandi benefici semplicemente camminando tutti i giorni almeno un’ora a passo svelto, diminuendo di peso quanto necessario, sotto controllo medico, e limitando gli zuccheri, che non devono superare il 50-60% delle calorie totali ingerite in un giorno», dice lo psiconeuroendocrinologo Ascanio Polimeni, membro del comitato scientifico dell'IHS(INTERNATIONAL HORMONE SOCIETY). Altra norma fondamentale: se sei a rischio di diabete di tipo 2, una volta l’anno controlla il livello di glicemia con un esame del sangue e fai test specifici, come quello del carico di glucosio. Ancora: preferisci gli alimenti con indice glicemico (la velocità con cui aumenta la glicemia dopo averli mangiati) più basso. Tieni presente, per esempio, che cereali integrali, yogurt magro, legumi, ananas, mele, pere e arance hanno un indice glicemico basso, mentre i cereali raffinati, le patate, i cronflakes hanno un indice glicemico alto.


BOX:

I DISTURBI CIRCOLATORI


Un problema tipicamente femminile (riguarda circa una donna su tre, contro un uomo su dieci), e tipicamente “familiare”, è l’insufficienza venosa con i disturbi connessi, dai più lievi, come gonfiore alle caviglie e senso di pesantezza, alle teleangectasie, (i capillari violacei visibili a fior di pelle), sino alle varici vere e proprie. Infatti, nel 50% dei casi, chi soffre d’insufficienza venosa appartiene ad una famiglia nella quale è presente almeno un parente con varici. Per questo si pensa che la causa del disturbo sia in parte genetica, anche se allo stato attuale non si conoscono gli specifici geni coinvolti. Per prevenire i disturbi, la norma fondamentale è fare movimento regolare e idratarsi adeguatamente. I classici due litri d’acqua minerale naturale al giorno, infatti, combattono l’eventuale stitichezza, che è un’aggravante per i problemi venosi, e facilita la circolazione venosa e linfatica. Se stai molto a lungo in piedi o seduta, è consigliato indossare calze elastiche a compressione graduata e assumere ciclicamente integratori a base di flavonoidi e antiossidanti di origine vegetale come la vite rosso. Ancora: almeno una volta l’anno, fai un ciclo di massaggi linfodrenanti, che stimolano la circolazione venosa e linfatica. Ed evita cattive abitudini, tipo portare tacchi oltre i 4 cm e indossare spesso e a lungo corsetti e cinture strette, perché creano un ostacolo al deflusso venoso. Altre mosse vincenti, specie se esistono casi in famiglia: ogni anno, fai una visita angiologica ed un eventuale ecodoppler o ecocolordoppler.


CLAUDIA CARDIN

28 Agosto 2008