CRONONUTRIZIONE - NUTRIGENOMICA

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Comportamento alimentare, sovrappeso e obesit? [?gennaio 1994]


Comportamento alimentare, sovrappeso e obesit?

La fame ansiosa di carboidrati ? molto spesso responsabile dell'aumento di peso e dell'insuccesso di terapie dietetico dimagranti.
Nelle societ? occidentali, l'eccesso ponderale, dai pochi chili in pi? fino all'obesit? grave, affligge globalmente circa il 70% della popolazione adulta. Le complicanze metaboliche e i vissuti negativi che spesso accompagnano questa problematica, fanno s? che perdere peso sia una delle richieste pi? frequenti, fra quelle inerenti la salute.

A tale aspettativa fa riscontro un nunero quanto mai elevato di proposte terapeutiche, proposte che, peraltro, non risultano tutte provenire, come invece sarebbe auspicabile, dai soli ambienti scientifici. Questa pletora di messaggi diversi e conti additori, e il fiorire attorno al problema peso di iniziative commerciali fuorvianti e miracolistiche, richiedono che la classe medica fornisca una risposta il pi? possibile efficace e sicura al problema dell'eccesso ponderale.

Oggi, le recenti acquisizioni sulle inte razioni fra nutrizione e cervello, e l'approfondimento delle conoscenze sulle relazioni fra tono affettivo e consumo alimentare, offrono al nutrizionista la possibilit? di ottimizzare la terapia del sovrappeso adottando una strategia di cura che incida favorevolmente anche sul comportamento alimentare.

Se ? vero, infatti, che la condizione di eccesso ponderale si realizza quando le entrate energetiche dell'organismo superano le uscite, ? altrettanto vero che il iedico. nell'impostare un regime dietetico atto a modificare questa situazione, non pu? prescindere dalla diagnosi e dalla cura di quei disturbi del comportamento alimentare che, solitamente associati a disturbi dell'umore, possono compromettere l'adesione del paziente alla dieta proposta e quindi vanificare il tentativo.

Fra i disturbi del comportamento alimentare, la farne ansiosa di carboidrati, e cio? il desiderio conipulsivo di cibi ad alto contenuto in zuccheri, ? sicuramente il disordine nutrizionale pi? frequente, interessando tin numero molto elevato di persone, prevalentemente donne. Coloro che ne soffrono, pur alimentandosi normal mente ai pasti principali, sono portati ad assumere una quantit? eccessiva di gI ticidi sotto forma di spuntini (snack5).

A ci? consegue, nella grande maggioranza dei casi, un netto incremento pon derale; solo alcuni, infatti, riescono a mantenersi nel peso aumentando l'attiitii fisica, o riducendo l'apporto calorico al pasti o ancora avendo l'accortezza di consumare glucidi a basso contenuto in grassi (biscotti integrali, popcorn, gelatine di frutta ecc.). Un altro carattere disti iii so di questo disordine nutrizionale ? la sua quasi costante associazione con disturbi dell'umore di tipo depressivo.

Cos? connotata, la fame ansiosa di carboidrati interessa circa i due terzi di tutti i soggetti obesi e costituisce di fatto una causa statisticamente importante tanto dell'instaurarsi del sovrappeso quanto del stio mantenimento, dal momento che proprio a essa sono addebitabili molti falli menti di programmi dietetico di maPianti.
Nell'ultimo decennio, grazie al moltiplicarsi degli studi sui disturbi dell'umore e del comportamento alimentare, sono state identificate e descritte alcune sindromi il cui nocciolo sintomatologico ? proprio rappresentato dalla coesistenza di farne ansiosa di carboidrati e depressione cicliche. Si tratta del disturbo affettivo stagionale (SAD), della CCO (corhohidrute craving obesity) e della sindrome premestruale (PMS); i pazienti che ne sono affetti presentano un bisogno compulsivo di carboidrati che non ha quasi mai a che vedere con la fame: essi riferiscono di consumare zuccheri perch? dopo la loro assunzione si sentono meglio, meno stanchi e depressi, pi? calmi.

Nel SAD, quindi, ma anche nella PMS e nella CCO, non solo c'? una alterazione del meccanismo che retroinforma il cervello dell'avvenuta assunzione di carboidrati, ma i carboidrati stessi vengono utilizzati anche a mo' di farmaci antidepressivi: all'assunzione di zuccheri, infatti, fa seguito un miglioramento sensibile della condizione psico fisica.

Tutto ci? chiama in causa un neurotntsmettitore: la serotonina.

La serotonina interviene sia nella regolazione del tono dell'umore che in quella del comportamento alimentare.
La serotonina si forma per idrossilazione e decarbossilazione di un aniinoacido essenziale: il triptofano.
La molecola di questo aminoacido, di dimensioni relativamente grandi, ? elettricamente neutra in ambiente fisiologico, e il suo passaggio dalla corrente eniatica ai neuroni cerebrali avviene grazie a specifiche molecole trasportatrici localizzate nelle cellule endoteliali dei capillari del cervello.

Lo stesso tipo di trasporto ? utilizzato da tirosina, fenilalanina, leucina. isoleucina e valina, aminoacidi troppo grandi perch? sia possibile, al pari del triptofano, una loro diffusione attraverso le strette giunzioni delle cellule endoteliali. Il triptofano e gli altri cinque aminoacidi citati costituiscono il gruppo dei grandi aminoacidi elettricamente neutri (GAEN).

I GAEN, utilizzando la stessa molecola vettrice nel trasferimento dal comparto ematico al cervello, competono fra di loro per agganciarsi al trasportatore. Ne risulta che l'entit? del passaggio della barriera sangue cervello da parte di ciascuno dei sei aminoacidi ? funzione de] rapporto fra la sua concentrazione pia?

smatica e quella dei cinque aminoacidi antagonisti. Per ci? che riguarda il precursore che a noi interessa, vale a dire il triptofano, la sua concentrazione nelle proteine degli alimenti ? generalmente inferiore rispetto a quella degli altri GAEN.

I pasti prevalentemente proteici, pur elevando la concentrazione plasmatica di triptofano, sbilanciano il rapporto triptofanoIaltri GAEN a favore di questi ultimi che, saturando le molecole del trasportatore. impediscono il passaggio del precursore della 5HT dal sangue al cervello. I pasti glucidici, al contrario, pur apportando un quantitativo globale di triptof ano inferiore rispetto a un pasto proteico, realizzano una concentrazione plasmatica di triptofano superiore a quella degli altri GAEN.

Responsabile di tale fenomeno ? l'insulina; questo ormone ha l'effetto di diminuire la concentrazione plasmatica dei cinque aminoacidi competitori ma non del triptofano.

Infatti, mentre gli altri aminoacidi viaggiano nel torrente ematico come molecole libere, la maggior parte del triptofano ? legato all'albumina plasmatica. Segregato nel serbatoio di albumina, il triptofano non risente degli effetti dell'ormone insulare, e la sua concentrazione plasmatica, prevalendo su quella degli altri aminoacidi competitori, fa s? che una quantit? maggiore di questo precursore raggiunga i neuroni.

Serotonina (5 HT) e depressione

Attorno al 1960 Coppen e colleghi rilevarono che la somministrazione di triptofano, il precursore della serotonina, potenziava l'effetto antidepressivo degli inibitori delle nionoaminossidasi. Partendo da questa osservazione, e integrando i risultati di studi successivi, sempre Coppen alcuni anni pi? tardi formul? l'ipotesi secondo la quale il neurotrasmettitore serotonina risultava coinvolto nella depressione.

Da allora numerosi dati si sono aggiunti ad avvalorare l'esistenza nella depressione di un possibile deficit della trasmissione serotoninergica (Meltzer, 1989, Coccaro. 1989).

A favore di questa teoria depongono sia la considerazione che gli antidepressivi tric ic I ic i esercitano, fra l'altro, un'azione diretta sui recettori serotoninergici, sia i risultati terapeutici ottenuti con i moderni inibitori del reuptake della 5 UT (SRI seroronin reuptake inhibi tors ), la cui efficacia antidepressiva ?
sovrapponibile in molti casi a quella dei farmaci tradizionalmente impiegati nella cura di questa malattia. In particolare la serotonina risulterebbe coinvolta nelle torme depressive accompagnate da manifestazioni quali attacchi di panico, disturbi ossessivo compulsivi, aggressivit?, alcol isino, bulimia e, soprattutto, nelle depressioni caratterizzate da una spiccata ciclicit? circadiana del tono dell'umore c/c) dalla coesistenza di disturbi d'ansia, condizioni, queste due ultime che, assenti nelle depressioni gravi, sarebbero peraltro indicatrici di un livello

Serotonina e alimentazione

Il comportamento alimentare ? il risultato dell'integrazione di una serie di sistemi neurochimici. Il cervello ? in grado di dirigere il comportamento alimentare sia in relazione alla quantit? che alla qualit? del cibo ingerito: opera, cio?, una selezione dei nutrienti scegliendo quelli che pi? opportunamente sono in grado di soddisfare i segnali metabolici dell'organismo.

Questa attivit? ? il frutto di un equilibrio funzionale fra centro e periferia che si attua stilla base di uno scambio di messaggi neurouniorali e neurotrasmettitoriali. A loro volta le reti neurochiniiche che controllano l'alimentazione risultano influenzate dalla composizione quali quantitativa della dieta.

La serotonina gioca tin ruolo importante nel controllo dell'assunzione di cibo: l'ipotalamo, infatti, attraverso la porzione mediale del fascicolo mediano prosencefalico, riceve una ricca innervazione serotoninergica ascendente dai nuclei del rafe mesencefalico. La sperimentazione ha mostrato che la serotonina determina un' inibizione del consumo del cibo; iniezioni di 5 UT nel nucleo paraventricolare antagonizzano la risposta alimentare indotta dalla noradrenalina, mentre lesioni del nucleo B8 del rate meseneefalieo o di vari segmenti del fascio mediale prosencefalico, determinando una deplezione di serotonina cerebrale, conducono a iperfagia e aumento di peso.

Oltre che sulla quantit?, la 5 UT incide anche sulla scelta qualitativa dei cibi; ? sperimentalmente provato infatti che la serotonina favorisce il consumo delle proteine e inibisce quello dei carboidrati. Dal momento che la sintesi cerebrale di 5 UT si realizza proprio a partire da questi ultimi alimenti i carboidrati ne deriva che la serotonina gioca un ruolo chiave nel meccanismo attraverso cui il cervello ? informato dell'avvenuta assunzione degli zuccheri, meccanismo questo che risulta ciclicamente alterato nel SAD. nella CCO e nella PMS.
Il coinvolgimento della serotonina nel determinismo dei disturbi dell'umore e del comportamento alimentare comuni alle tre sindromi sopra citate trova un'ul teriore conferma nell'efficacia che le terapie serotoninergiche, in particolare quelle condotte con i moderni inibitori del reripti ike della 5 UT, esercitano su SAD, CCO e PMS.

La terapia

Abbiamo gi? descritto i motivi che accreditano alla serotonina un ruolo centrale oltre che nella patogenesi anche nella terapia dei disturbi ciclici dell'umore e del comportamento alimentare.

Circa le cause dell'alterata funzionalit? del sistema serotoninergico, esse sono al momento sconosciute per la CCO e ipotetiche per la PMS; soltanto nel SAD c'? univocit? di vedute nell'identificarle con la riduzione del periodo e dell'intensit? giornalieri di luce.
Lo stato attuale delle conoscenze si riflette naturalmente nella terapia che per il SAD pu? essere indifferentemente rappresentata dall'esposizione a luce addizionale o da un trattamento serotoninergico, mentre per CCO e PMS deve invece mirare necessariamente alla correzione del deficit della trasmissione serotoninica.
Anche nel SAD peraltro, alcune difficolt? logistiche legate all'esecuzione della fototerapia, quali ad esempio il reperimento di una struttura idonea, la durata elevata da I a 2 ore dell'esposizione, e i vincoli temporali che ne condizionano l'efficacia (i risultati migliori si hanno in caso di esposizione mattutina alla luce addizionale), rendono preferibile nella maggioranza dei casi il ricorso a uno schema terapeutico volto al riequilibrio dei livelli di serotonina.

Gli inibitori

Introdotti recentemente come antidepressivi alternativi ai classici triciclici, gli SRI rappresentano i farmaci di prima scelta nella terapia di quelle patologie SAD, CCO, PMS in cui la depressione, ad andamento ciclico e generalmente associata a disturbi d'ansia, si accompagna a fame ansiosa di carboidrati.
Gli inibitori del reupruke della serotonina inibiscono la ricaptazione della 5I IT a livello presinaptico.
Dal momento che la loro azione si esplica selettivamente sui recettori serotoninergici, gli SRI, bench? non siano totalmente sprovvisti di effetti collaterali. presentano una tol lei abilit? nettamente superiore rispetto ai triciclici, i quali a causa della loro contemporanea azione su recettori noradrenergici, serotoninergici, muscarinici e istaminici, risultano molto spesso ricchi di effetti indesidei ati
L'esistenza di diversi tipi di recettori per la 5 MT, e la diversit? a volte il contrasto degli effetti derivanti dalla loro stimolazione, spiegano le differenze pi esenti fra i vari SRI in ordine alle loro indicazioni cliniche.
Lo spettro degli SRI utilizzabili, peraltro. ? destinato entro breve ad ampliarsi, essendo in fase di sperimentazione avanzata altri seroton i nergici che gli studi preliminari presentano come ancora pi? efficaci e selettivi degli SRI oggi disponibili.

Il ruolo della medicina biologica

Le conoscenze sui meccanismi biochi mici responsabili dei disturbi ciclici dell'umore e del comportamento alimentare aprono ampi spazi terapeutici anche al vasto mondo di quelle bioterapie che, sviltippatesi parallelamente all'organoterapia, si sono ampiamente diffuse per la loro semplicit? ed efficacia, e i cui rimedi di fatto, per dirla con T?tau, uno dei fautori pi? illustri dell'organoterapi a, ?appartengono al mondo della prescrizione o ni eopat i e a? nonostante il loro principio non segua il simile ma l'identico.

In questi disturbi infatti, sono due principi cardine della medicina naturalee cio? a) la regola di azione trifasica dell'organoterapia secondo la quale le basse diluizioni (4CM) stimolano, le medie (7CH) regolarizzano e le alte (9CM e superiori) frenano e b) la legge di ArndtSchutz o dell'effetto inverso, ad accreditare di valenza terapeutica la somministrazione, nelle opportune diluizioni, di ghiandole (epifisi). ormoni (melatonina, steroidi ovariei), aminoacidi (triptofano), neurotrasmettitori (serotonina) e allopatici omeopatizzati.

Per gli stessi motivi il ricorso all'orgauoterapia e alle bioterapie a essa affini si rivela indicato anche nel trattamento di quegli squilibri relativi agli assi ipotalamo vago insulina e ipotalamo ipofisi corticosurrenal i che solitamente sono presenti nell'obesit? e ne influenzano in maniera decisiva la differenziazione morfobioti poI og ica.

La terapia nutrizionale

L'importanza di vitamine, minerali e aminoacidi nel mantenimento di una condizione psico fisica ottimale ? ormai ampiamente dimostrata. Carenze o eccessi di molti di questi nutrienti essenziali possono condizionare negativaniente l'equilibrio psichico e il comportamento alimentare,

Cos?, ad esempio, una carenza di magnesio e vit. B6 pu? sostenere una condizione ansiosa associata a disturbi del sonno e desiderio di carboidrati; l'eccesso di calcio e/o di rame, o la carenza di feni lalanina e triptofano possono essere alla base di disturbi dell'umore a carattere prevalentemente depressivo.

Per questo motivo, al fine di meglio caratterizzare la partecipazione e il ruolo della componente nutrizionale nell'insorgenza e nel mantenimento dei disturbi dell'umore e del comportamento alimentare, ? sempre opportuno ricorrere all'esecuzione di test che consentano di evidenziare in maniera oggettiva gli squilibri nutrizionali eventual mente presenti.
17 Febbraio 2005